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Villa Imperiale Scassi

Terza tra le ville Grimaldi e Sauli, in posizione ancora più centrale e con un immenso giardino alle spalle che sale sulle pendici della collina, la villa Imperiale godeva forse della migliore posizione paesaggistica del borgo e dava vita con le ricordate costruzioni ad un insieme di rara e perduta armonia; sembra porsi quasi come fulcro ed espressione massima, anche in senso scenografico e monumentale, di questo tipo di dimora.

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo scorso, gli edifici sorti intorno hanno irrimediabilmente alterato l’ambito della villa, falsandone i rapporti e le proporzioni. La crescita caotica e casuale della città e la costruzione di via Cantore, inoltre, hanno finito per dividere totalmente  il giardino dal palazzo trasformandolo in un verde attrezzato (standard urbanistico) che nulla ha a che vedere con un giardino storico, che costituiva una raro esempio di parco rinascimentale, la sua natura e le esigenze conservative.
 

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1564
Questo palazzo fu costruito tra il 1560 e 1564, utilizzando pietre prese dalle cave vicino alla Lanterna, per volere del principe Vincenzo Imperiale, della nobile famiglia degli Imperiale. Il committente volle dare alla struttura un’impronta moderna, elegante e ricca, sui dettami dell’Alessi, ma contemporaneamente si voleva che fosse immersa nella natura.
Oggi si sa con certezza che i capi dei lavori che ebbero l’incarico di edificare furono i fratelli Giovanni e Domenico Ponzello, affiancati dal marmista Giacomo Guidetti, dai pittori Domenico da Passano e Tomaso Barlone. 
 
1617
Il principe Vincenzo Imperiale morì che la villa non era ancora completata, ma già abbondantemente arredata da mobili liguri e di Fiandra (letti, tavoli, bancali, sedie dette ‘carreghe’; forzieri, gioielli, tessuti pregiati, ecc.).
La villa venne ereditata dal  figlio Gio Giacomo che il 25 aprile 1617 venne eletto doge il quale abbellì ed ingrandì il parco sino al promontorio.
 
1712
Il doge Francesco Maria vi ospitò l’imperatrice Elisabetta Cristina moglie di Carlo VI d'Asburgo, di passaggio in città diretta a Vienna.

 

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1801
Nel 1801 divenne proprietà del conte dott. Onofrio Scassi ricco e rinomato studioso medico dell’ateneo genovese che – dopo tanti anni di abbandono – la ristrutturò interamente.
 
1800
La villa era dotata di un grande parco, i cui viali risalivano la collina tra grandi alberi, aiuole, statue, fontane e grotte artificiali, culminando con un laghetto artificiale e una grande voliera (scomparsi con la costruzione dell’ospedale). Tale parco è documentato nei disegni e nelle planimetrie di Martin Pierre Gauthier del 1818-1832.
 
1888
Nel 1888 venne rivenduta al Comune di San Pier d’Arena. Con l’espansione edilizia e viaria del Novecento la villa fu  completamente assorbita dal tessuto urbano cittadino, ma nonostante questo mantiene ancora la sua solennità e la sua eleganza.
 
 

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1915
Il grande parco è stato in buona parte cancellato nel 1915 dalla costruzione dell'ospedale Villa Scassi. Il palazzo perse definitivamente la continuità con il suo giardino intorno al 1920 quando nella zona immediatamente a monte fu realizzato uno stadio calcistico, terreno di gioco della Sampierdarenese, che ebbe però vita breve.
 
1922
In seguito la villa venne adibita a sede scolastica, funzione che ha sempre mantenuto da allora, ospitando dal 1922 vari istituti, fino a divenire in epoca recente sede della scuola media “Nicolò Barabino”.
 
1974
Nel 1974 venne condotta un’ulteriore operazione di restauro degli originari rapporti cromatici

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Note artistiche:
x Atrio: Sull’ingresso si apre un atrio voltato a padiglione, Affresco di Giovanni Carlone con “Sansone che strozza un leone”, il resto è decorato con grottesche e a paesaggi
 
x Sale: numerose con affreschi attribuiti a Bernardo Castello e i suoi allievi, ritraggono scene allegoriche e bibliche come “Le storie di Davide Giovane” e ancora grottesche e paesaggi alternati a decorazioni di finti loggiati, balaustre. arazzi, nicchie, lumi e drappi
 
x Statue e Stucchi: sono tutte a opera di Marcello Sparzo, artista originario di Urbino
 
Atrio superiore con affreschi di Bernardo Castello e stucchi di Marcello Sparzo
 

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